Disperatamente abbandonati #6

Carissimi, non ci crederete mai ma ho iniziato a scrivere questo pezzo per la rubrica il 19 dicembre 2019. L'ultimo post era uscito da pochissimo eppure i libri deludenti capitano quando meno te lo aspetti. Fortunatamente ho avuto modo di leggere tanti libri che mi sono piaciuti eppure qualche abbandonato c'è stato.
Se volete vedere il video legato a questo post, cliccate qui: Disperatamente abbandonati - Youtube

Il primo è stato Baciami sotto il cielo di Parigi di Catherine Rider, pubblicato da Newton Compton
Editori. La trama è questa: Serena ha pianificato tutto: insieme alla sorella, trascorrerà le vacanze di Natale a Parigi ripercorrendo le tappe della luna di miele dei genitori. Una vacanza all’insegna del romanticismo puro! Ma i problemi iniziano quando sua sorella la pianta in asso, per partire alla volta di Madrid con la sua nuova fiamma, affidando Serena alla compagnia di un completo estraneo. Neanche Jean-Luc è particolarmente felice all’idea di dover fare da baby-sitter a una turista americana. Ma ormai si è offerto di ospitarla e non può tornare indietro. Decisa a rispettare la tabella di marcia che aveva pianificato, Serena trascina Jean-Luc in lungo e in largo a ritmi serrati. Lui, però, ha un’idea ben diversa di che cosa significhi godersi la bellezza di una città. Preferisce improvvisare, perdersi, andare piano. E trovare il tempo di scattare foto. Tra litigi e incomprensioni, il viaggio rischia di trasformarsi in un inferno per entrambi… Ma la magia di Parigi ci mette lo zampino. E forse, durante il Natale, gli opposti si attraggono più che mai.
Mi ha deluso non tanto il modo di scrivere dei due autori (eh già, sono due autori sotto lo stesso pseudonimo!) bensì la storia. Non mi ha lasciato niente quindi, a qualche decina di pagine dalla fine, ho scelto di abbandonarlo. I due personaggi principali erano davvero noiosi, nonostante i presupposti per una buona storia ci fossero. Il tutto avviene in un giorno e odio l'amore a prima vista o cose simili ma qui la storia d'amore viene creata quasi all'improvviso. Boh, sarà che sono davvero amante del genere? Non so, ma è stata una grande delusione.

Il primo libro che ho abbandonato nel 2020 è stato Non buttiamoci giù di Nick Hornby, pubblicato da Guanda Editore. La trama è questa: La notte di Capodanno, in cima a un palazzo di Londra, si incontrano per caso quattro sconosciuti. Non hanno nulla in comune, tranne l'intenzione di buttarsi giù, ognuno per i suoi buoni motivi. Martin è - o meglio, era - un famoso conduttore televisivo, che si è giocato carriera, famiglia e reputazione andando a letto con una quindicenne. Farla finita, per lui, è una scelta logica e razionale. I suoi metodici preparativi vengono interrotti dall'arrivo di Maureen, una donna che ha dedicato la sua vita a un figlio gravemente disabile, e che ha deciso di farla finita. La terza a salire sul tetto è Jess, un'adolescente sboccata e straordinariamente molesta. Vuole buttarsi perché il ragazzo di cui è invaghita non vuole più saperne di lei. L'ultimo è l'americano JJ, un musicista fallito che vive per il rock e la sua ragazza. Ma la sua band si è sciolta, e lei lo ha piantato. Dopo una discussione accesa e stralunata i quattro aspiranti suicidi finiscono per scendere dal tetto, ma per le scale, e imprevedibilmente tutti insieme, uniti da un'intima complicità impensabile fino a qualche ora prima. Poiché nello scenario incerto che ora si apre loro, il compito non facile di ricominciare a vivere dovrà essere affrontato, inevitabilmente, all'interno di un'improvvisata ed eterogenea comunità.
L'ho abbandonato perchè so che l'autore intendeva creare una storia assurda e ironica, non credo volesse banalizzare suicidio e depressione ma a me è parso così. Eppure, se solo fosse stato scritto bene, sarei riuscita a proseguire comunque. Voglio dire, ho terminato Tredici nonostante la banalizzazione estrema del suicidio (e non negate l'evidenza), potevo farcela. Ma, non so se è dato dalla traduzione o proprio dal voler rendere ancora peggio questi personaggi non molto attraenti di per sé, questo libro è scritto malissimo. I congiuntivi mancanti, errori banali ma orrendi, dialoghi confusi... insomma, non potevo proseguire. Ho dei seri problemi con i libri pubblicati da questa casa editrice, non ce n'è mai uno che riesca a piacermi.

Il secondo l'ho abbandonato a metà aprile 2020 ed è stato Friend request di Laura Marshall, pubblicato da Piemme. Questa è la trama: "Il mio nome è Louise Williams e oggi ho ricevuto un messaggio diverso dagli altri. «Maria Weston vuole stringere amicizia con te.» Forse è stato proprio questo il problema, fin dall'inizio. Maria Weston voleva diventare mia amica, e io l'ho delusa. Maria Weston vuole stringere amicizia con me. Ma Maria Weston è morta più di venticinque anni fa." Un romanzo che racconta qualcosa che potrebbe succedere a tutti noi: chi non ha paura di ricevere una richiesta di amicizia su Facebook... dalla persona sbagliata? Nessuno è al sicuro quando ha troppi segreti, perché il passato ha la brutta abitudine di tornare sempre a prenderci. E, per Louise, tornare al passato significa anche risolvere i nodi che ingarbugliano ormai da troppi anni il suo cuore.
L'ho abbandonato perchè arrivata a metà, non provavo alcun interesse per nessuno. Se prima di iniziare mi ero fatta mille domande ed ero super interessata, tutto è finito quando ho iniziato a leggerlo. Non provavo ansia, non sentivo la suspence, Louise mi sembrava insopportabile e la storia non mi diceva niente. Mi sembrava uno di quei thriller creati per la tv che mettevano su rai 2 al pomeriggio, quando non avevano altro da mostrare. Capivi subito come sarebbe andata a finire ma lo guardavi giusto per vedere se avevi ragione.

Il terzo libro che ho abbandonato quest'anno è stato Spiacente, non sei il mio tipo di Anna Zarlenga, pubblicato da Newton Compton Editori. La trama è questa: Sara e Teo non potrebbero essere più diversi. Lei lavora come ricercatrice all’università, lui è un figlio di papà che presto o tardi erediterà una casa di produzione televisiva. Lei è bassina, ha forme morbide ed è poco appariscente, lui è il classico playboy sbruffone. In sostanza non hanno nulla in comune se non, a quanto pare, un’indiscussa antipatia per i matrimoni. Ed è proprio a una cerimonia di nozze che si conoscono e hanno modo di trovarsi insopportabili a vicenda. La reciproca e dichiarata incompatibilità non impedisce loro di dare inizio a un battibecco che li porta, un po’ per sfida, un po’ per gioco, a oltrepassare il limite… Ma nessuno dei due dà peso alla cosa: sono perfettamente consapevoli di non piacersi e che non si incontreranno mai più. I piani del destino sono però ben altri. Dopo una vita passata a dissipare soldi senza realizzare granché, Teo è costretto dal padre a riprendere a frequentare l’università: in caso contrario potrà dire addio al suo lavoro nell’azienda di famiglia. E il caso vuole che una delle sue docenti sia proprio l’insopportabile ragazza conosciuta mesi prima a un matrimonio.
L'ho abbandonato perchè il personaggio maschile non era semplicemente fastidioso, era proprio ripugnante. Fin dai primi capitoli continua ad offendere la protagonista femminile perchè non ha un corpo che lui ritiene attraente. Si parla proprio di body shaming e nello specifico anche fat shaming, dato che la protagonista viene indicata come una ragazza in carne e considerata "brutta" anche per questo. Non ho intenzione di leggere un libro in cui uno dei personaggi ha un comportamento così, né tanto meno un romanzo in cui una ragazza trattata così male probabilmente finisce con un tipo così disgustoso che magari riesce a cambiare con il suo amore. E' un messaggio sbagliatissimo in tanti modi: le persone così non meritano affatto attenzioni, né nella realtà né nei libri (se non nei saggi di psicologia, magari) e soprattutto possiamo smetterla di dire alle donne, in special modo alle più giovani, che con il loro amore cambieranno il rospo trasformandolo in un principe? Non esiste. Le persone non si cambiano a proprio piacimento (è autodistruttivo e soprattutto è manipolatorio tentare di cambiare una persona), cambiano da sole secondo la loro vita. 

Alla fine di settembre, ho abbandonato Il Giovane Törless di Robert Musil, pubblicato da Newton Compton Editori. La trama è questa: Ambientato in un collegio militare ai confini orientali dell'impero astroungarico, Il giovane Törless è il romanzo che consacra come grande scrittore il venticinquenne Robert Musil. Nell'universo repressivo del convitto - in cui si riconosce l'accademia militare di Mährisch-Weisskirchen, realmente frequentata dall'autore e definita da Rilke «l'ABC dell'orrore» -, la forzata convivenza, la solitudine e l'ottusa disciplina si accompagnano allo stabilirsi di un rapporto di dipendenza del piccolo Basini verso tre cadetti più grandi, tra cui Törless, che trascolora in una sopraffazione sadica e omosessuale.
L'ho abbandonato perchè lo stile narrativo è noiosissimo: mille giri di parole per dire una cosa, troppi pensieri filosofici. Nella prima parte non succede quasi nulla quindi l'autore ci ricorda in continuazione la malinconia e la solitudine del protagonista. Dopo sfocia nella crudeltà dato che vari personaggi abusano di uno dei loro compagni. L'omosessualità sembra essere trattata come un feticismo.  

Il venti di novembre ho aperto e chiuso a metà l'ebook di Even here, the flowers bloom di Zoya Aditi che doveva essere una raccolta di poesie sull'uscire da una relazione tossica e il riuscire a superare la cosa, arrivando anche ad innamorarsi di nuovo. Invece non è stato altro che un insieme di frasi che si potrebbero dire all'ex o al nuovo amante e quindi pensieri buttati lì, al centro di una pagina, organizzati solo per tema, non per altro. Non c'è poesia, è solo un'accozzaglia di frasi. 

Spero che questa rubrica vi piaccia, fatemi sapere nei commenti i libri che avete abbandonato (se ve ne sono capitati). Vi aspetto qui lunedì!

Commenti

Post popolari in questo blog

Recensione! Gli effetti secondari dei sogni, D. De Vigan

Book haul! Dicembre 2018

Recensione! Sotto il burqa, D. Ellis