Recensione *lunga*! Ho letto "Ci vogliono le palle per essere una donna" di Caitlin Moran così non dovete farlo voi

Sono passati undici anni da quando questo libro è stato scritto, dieci dalla pubblicazione in inglese e nove da quella italiana. Il 2012 è stato un brutto anno per me e onestamente non mi stupisce sapere che questo libro è stato pubblicato proprio in quell'anno. 
La recensione che leggerete è abbastanza dettagliata, anche più del solito perchè onestamente, da femminista, mi sento presa in giro. Ma voglio anche ricordarvi che questa è la mia opinione e non ho intenzione di criticare l'autrice per la sua vita ma per il contenuto del libro. Se a voi è piaciuto, meglio così!

Ci vogliono le palle per essere una donna, Caitlin Moran
Titolo originale: How to be a woman
Tradotto da Sara Chiappara
Anno: 2012
Casa editrice: Sperling&Kupfer
Trama: 
A tredici anni, Caitlin Moran è una ragazzina cicciottella, senza amici, perennemente presa in giro dai maschi. E il giorno del suo compleanno, tra una torta/baguette con il Philadelphia e una "lista delle cose da fare prima dei diciotto anni", ecco che la assale il dubbio da un milione di sterline: ma come si fa a diventare una donna?
Oltre vent'anni dopo, ripercorrendo le esperienze che l'hanno aiutata a crescere, Caitlin prova a rispondere a quell'interrogativo. Partendo da un dato di fatto: non c'è mai stato un momento migliore nella storia per essere una donna. C'è il diritto di voto, la pillola anticoncezionale, e bruciare le streghe sul rogo è ormai decisamente poco glamour. Ma allora: abbiamo ancora bisogno del femminismo, oggi? Sì, se il femminismo non è quello delle accademie e dei talk-show in seconda serata. Sì, se il femminismo non si occupa solo di cose (importanti, per carità) come la disparità di retribuzione, la circoncisione femminile nel Terzo Mondo, la violenza domestica, ma anche di problemi più banali e quotidiani come la masturbazione, la depilazione, le micro-mutandine, l'irresistibile attrazione per il cioccolato, le borsette da mille euro e le tette rifatte. Sì, perché ogni donna non può che essere femminista, e perché il femminismo secondo Caitlin è decisamente divertente. Come questo libro.
Recensione: Sono riuscita a leggere questo libro dieci anni dopo la sua pubblicazione. Non so come sia finito nella mia lista dei desideri, probabilmente grazie a Goodreads (o meglio, per colpa di Goodreads). Comunque sia ero felice di leggere l'autobiografia di una giornalista che si dichiara femminista perchè nei media c'è tanto lavoro da fare, sia qui, sia all'estero. Il titolo italiano è sessista ma non mi stupisco perchè, dopo aver tradotto un intero libro che cerca di schierarsi dalla parte del femminismo, non potevano non includere qualcosa di sessista. Non è qualcosa di ammesso dalla nostra cultura dove gli uomini continuano a dire cosa debbano fare le donne (tipo quante giornaliste e quante donne debbano essere in una trasmissione televisiva, per citare una polemica recente).
La prima cosa che devo specificare è che l'autrice parte dalla sua vita personale per parlare di argomenti che per lei dovrebbero rientrare nei discorsi affrontati dal femminismo. Lei crede di essere simpatica ma per me non lo è. O almeno, lei sembra sforzarsi per sembrare simpatica al lettore e con me ha fallito. 
L'altro problema generale è che gli argomenti che vuole che vengano affrontati dal femminismo, vengono solo accennati da lei e anche in modo errato a volte (la maggior parte). Ma ora ve ne parlo più nel dettaglio. 
La prima cosa di cui voglio parlare è la transfobia. Dice che la sua femminista preferita e anche la prima che ha cominciato a seguire tra libri e televisione è Germaine Greer che ha fatto commenti transfobici che Caitlin stessa non approva. Due pagine dopo dice che per sapere se si è femministi, bisogna mettersi una mano nelle mutande e se ci si trova una vagina e se si vuole avere il controllo di essa, si è femministi. Ora, ditemi voi se questa non è transfobia. Alcune persone si sentono donne senza esserlo a livello biologico. E i non-binary cosa devono dire? E' come la storia degli assorbenti considerati come prodotto femminile. Nel 2010 i trans esistevano esattamente come esistono oggi. Se decidi di escludere le donne trans, allora non ti stai davvero battendo per la parità. 
Sempre a livello di discriminazioni, la n-word viene inserita a caso un paio di volte, fa commenti cattivi nei confronti di un clochard e dice che lei è contro le donne che indossano burka e hijab perchè si stanno facendo sottomettere. Su quest'ultima affermazione dovremmo aprire una discussione sulle religioni e sulla misoginia all'interno di esse e non mi sembra il caso però posso dire una cosa: la libertà d'espressione passa anche per il lasciar decidere a qualcuno cosa indossare e come esprimere la propria identità. Non posso dire a una persona religiosa di non indossare qualcosa che considera importante per la propria identità, anche se i francesi sono convinti del contrario.
Parla dell'essere stata sovrappeso per molto tempo e di essere stata bullizzata per questo. Il punto è che quando parla dell'obesità e di come viene vista, sembra che in qualche modo non sia più un suo problema ora che lei non lo è più.
Analizzando il problema degli argomenti accennati e pure male, potrei iniziare ad elencarli ma staremmo qui per un po' e non mi sembra il caso quindi analizzerò alcuni punti in particolare. 
La prima cosa che non comprendo di quest'autrice è che si rende contro che la discriminazione esiste anche sul posto di lavoro ma non comprende l'esistenza di stereotipi di genere per quanto riguarda i lavori stessi. Parla delle governanti e non comprende che il problema non è che una donna non si occupa della sua casa e lo fa fare ad un'altra ma che è un'altra donna a doversi occupare della casa per pregiudizio. Si dice "la donna delle pulizie", quante volte avete sentito dire "l'uomo che fa le pulizie"? Appunto. Invece lei parla di queste donne che assumono altre donne per pulire casa perchè in fondo le donne sono le loro peggiori nemiche di fatto, alimentando così uno stereotipo.
Parlando della discriminazione di genere (che definisce "discriminazione sessuale") dice che è essere irrispettosi verso un tuo simile. Va bene, è così perchè siamo tutti umani ma le donne vengono discriminate in quanto tali quindi, così dicendo, è come se annullassi il motivo della discriminazione e ciò non ha senso. 
In un capitolo dice che le donne fino a poco tempo fa non hanno fatto nulla, andando ad alimentare lo stereotipo che ci definisce meno brave degli uomini. Dice che non sono mai esistite donne come Einstein, Mozart e altri uomini importanti e che non sono state ignorate nel tempo e dalla Storia per colpa dei maschi. Invece è esattamente così. Studiosi di ogni ambito cercano da tempo di far riconoscere i meriti a tante donne che hanno contribuito in modo necessario e importante nella Storia e in tantissime discipline. Io ad esempio posso parlare per ciò che mi riguarda, ovvero l'arte. Com'è che all'università non ho studiato nessuna artista donna e poi ho letto un libro e, guarda un po', sono saltate fuori sei donne ignorate e messe da parte per secoli che però hanno contribuito alla storia dell'arte tanto quanto gli uomini? Questi discorsi mi fanno davvero impazzire e questo punto è ciò che più dei precedenti nel libro (a questo punto ero a un terzo della lettura) mi hanno fatto pensare che prima di pubblicare un libro, bisogna informarsi. A volte l'argomento che scegliamo per la tesi lo conosciamo già, eppure non ci permetteremmo mai di non studiare altri documenti e testi prima di scriverla. E perchè con i libri di gente in qualche modo celebre non dovrebbe essere così?
Il prossimo punto è più una riflessione sulla cultura pop: parla del suo primo lavoro in un giornale che si occupava di musica e dice che facevano fatica a trovare donne da mettere in copertina. Nel 1993. Whitney Houston cantava dal 1977, Mariah Carey dal 1988, Erotica di Madonna è di quell'anno. Non sono un'esperta di musica ma mi pare che non fosse così difficile trovare una donna di cui parlare. Però è ovvio che se non si vogliono trovare o che se si vuole fare gli alternativi, magari diventa difficile. 
Parla dei night club e delle ragazze che si spogliano per pagarsi gli studi, dando la colpa a loro per essere cadute nella continua oggettificazione del corpo femminile. Le definisce proprio una delusione per tutte le altre donne. Non pensa che in realtà, se le donne si convincono che vendere il proprio corpo permette loro di far soldi facili è un problema della società e non delle singole donne che scelgono di farlo (qui bisognerebbe aprire un enorme discorso a parte e me ne rendo conto però ci tenevo a citare questo passaggio). Ed è un problema ancora diverso, ma pur sempre della società, se qualcuno per pagarsi gli studi, deve ricorrere ad altri espedienti.
 
Al capitolo dove descrive il suo primo parto, ho smesso di prendere appunti. A quel punto ne avevo abbastanza di segnarmi cosa non andava nel libro. Ma le problematiche ci sono e sono tante. Ci sono anche idee buone che però non vengono approfondite.
Quindi, se vi definite femministi, non leggete questo libro. Se non lo siete, non leggetelo comunque perchè rende un'idea distorta del significato della lotta per la parità.
V
oto finale: 1,5/5

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