Recensione! Tutto il mare tra di noi, D. Nayeri

Finalmente anche le recensioni sono tornate. Nel bene e nel male, questo libro mi ha accompagnata per quasi un mese. Ora però vi dico quello che penso di questo romanzo.

Tutto il mare tra di noi, Dina Nayeri 
Traduzione di: Velia Februari
Anno: 2014
Casa editrice: Piemme
Trama: La mamma e Mahtab sono emigrate negli Stati Uniti: è così che Saba, a undici anni, si spiega la loro improvvisa scomparsa. Lei è rimasta a vivere con il padre, in un villaggio dell'Iran travolto dalla rivoluzione islamica. Ma perché nessuno vuole darle notizie della madre e della sorella gemella? E perché, tra le due figlie, non è stata destinata lei a una vita migliore? Saba cresce tra questi interrogativi, sospesa tra la vana speranza di una lettera e il sospetto di una verità troppo dolorosa da accettare. Si chiede quanti cucchiaini di terra e di mare le servirebbero per coprire la distanza che la separa dalla sorella perduta, e cerca di colmare quel vuoto con tesori di contrabbando: riviste, musica e videocassette americane, illegali in Iran, comprate e consumate di nascosto come piaceri proibiti. Eppure, con l'approssimarsi dell'età adulta, Saba si rende conto che nemmeno un nuovo album di Madonna o una puntata di "Genitori in blue jeans" possono metterla al riparo dalla vita vera, quella fatta di chador neri e matrimoni combinati. Nulla, però, le impedisce di sognare, immaginandosi nei panni di Mahtab e delle sue infinite opportunità. Allora, inventarsi la vita di Mahtab sarà un po' come fuggire, raccontarla sarà un po' come esserne protagonista, pur restando in Iran, dove realtà e finzione convivono da sempre nell'arte millenaria dei cantastorie.
Recensione: Essendo stata per così tanto tempo in compagnia di questo libro, ho davvero tante cose da dire. Partiamo dallo stile narrativo: forse la cosa che mi è piaciuta di meno di questo libro. Per saper scrivere, sa scrivere, quest'autrice ma non ho sopportato il cambiare punto di vista un po' casualmente. Alcune cose non mi erano chiare, altre - come l'uso di episodi narrati da certi personaggi prima di un nuovo capitolo con la narrazione alternata da esterno a Saba in prima persona - le ho capite solo dopo un certo numero di pagine (duecento circa). Ha girato tanto attorno ad alcuni punti, mentre ci raccontava di Saba; su alcuni è poi tornata dopo ma lasciando sempre un velo di ambiguità e indecisione. Era come se fosse stata insicura riguardo l'idea di inserire certe situazioni o di sviluppare certe parti della storia in quel modo.
La storia in sé mi è piaciuta: Saba è una ragazza semplice che ha sofferto tanto, che usa molto l'immaginazione per poter fuggire ma anche sopravvivere a certi eventi, che ha tanti sogni. Mi è piaciuto molto leggere dell'Iran post rivoluzione e delle usanze del luogo, soprattutto perché alcune persone a cui sono molto affezionata, sono originarie di questo posto. Il problema è che la scrittrice è ella stessa un'emigrata quindi questa cosa si è sentita molto nel momento in cui leggevo qualche passaggio legato ai cambiamenti avvenuti con la Rivoluzione.
C'è da dire che lascia molto l'amaro in bocca per diversi motivi. Prima di tutto, ci sono un paio di scene molto brutte che riguardano violenza sessuale, aggressione e omicidio quindi, se siete molto sensibili, evitate perlomeno quelle tre parti (si capisce cosa sta per accadere quindi vi basterà saltare qualche pagina). Un'altra cosa che, per quanto mi riguarda, ho trovato triste è che sì, il finale è bello però intorno al 60% del libro ho iniziato a pensare "non ci sarà un lieto fine, non sapremo mai nulla di certo sul mistero su cui si basa la vita di Saba" ed effettivamente mi ero sbagliata perché ripeto, il lieto fine c'è, il mistero viene risolto ma superficialmente.
In ogni caso sono felice di averlo letto e di aver finalmente letto qualcosa sull'Iran. La prossima lettura su questo luogo sarà di sicuro Persepolis ma chissà quando lo leggerò.
Voto finale: 3.5/5

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