Recensione! The boy band - Li amavo da morire, G. Moldavsky

Era da così tanto che non terminavo un libro in pochi giorni! Mi sento proprio soddisfatta anche perchè ne è valsa proprio la pena.
Per saperne di più vi consiglio di continuare ma, prima di farlo, vi invito a seguirei l blog sui vari social (i link sono tutti indicati in alto).
Attenzione: questa recensione potrebbe contenere un alto tasso di fangirling. Siete stati avvertiti.

The boy band - Li amavo da morire, Goldy Moldavsky
Titolo originale: Kill the boy band
Anno di pubblicazione: 2016
Casa editrice: DeAgostini
Trama: Hadley ha quindici anni e una vera ossessione per i Ruperts, la boy band del momento. Ecco perché, insieme alle sue tre amiche del cuore, affitta una stanza nello stesso hotel di New York in cui alloggerà il gruppo. Spera di poter incontrare i suoi idoli. Le cose però prendono una piega del tutto inaspettata quando una delle ragazze incrocia per caso Rupert P., il membro meno amato della band, ma pur sempre il suo preferito. Incapace di contenere l’entusiasmo, gli si getta al collo con tanto slancio che finisce per tramortirlo.
In un attimo, il poveretto si ritrova nella camera delle fan, legato e imbavagliato. Il suo telefonino sequestrato e tutti i suoi segreti nelle mani avide delle quattro amiche. Hadley però si sente in colpa ed è pronta a tutto per liberarlo. Anche a rischiare il carcere o, peggio ancora, a litigare con le amiche. Per chiarirsi le idee lascia la stanza per pochi minuti, pochi minuti soltanto. Ma al suo rientro il cantante è morto.
Tutte e tre le amiche si dichiarano innocenti, eppure… Hadley sa che non può più fidarsi di nessuno. Così, in una lunga notte piena di colpi di scena, dovrà prendere la decisione più difficile della sua vita: tradire le amiche e confessare tutto, oppure tradire il grande amore – i Ruperts – e farla franca.

"Però aveva ragione Erin? Ero soltanto un'automa e sprecavo il mio tempo e il mio potenziale per dei ragazzi che non avrebbero mai saputo che esistevo?"

Recensione: Alzi la mano chi non è mai stato ossessionato da un artista, soprattutto durante l'adolescenza. Probabilmente nessuno di voi l'avrà alzata. Bene, neanche io. E tanto meno le protagoniste di questo assurdo libro che unisce umorismo al mistero. Perchè diciamo che a) non è da tutti i giorni trovarsi a rapire il membro di una band e b) di vederlo morto.
Il motivo per cui questo libro è finito nella mia lista dei desideri e anche quello per cui le mie amiche me lo hanno regalato è che io amo le band (una in particolare) e che sono una fangirl pazzesca ( o impazzita). Se poi mi scrivete un libro in cui si parla del rapimento di un membro di una band, allora devo averlo.
Per la serie "band e libri" avevo già letto The Heartbreakers (cliccando sul titolo sarete spediti alla recensione) ma in questo la protagonista non era una fan. Qui sì. Le quattro ragazze coinvolte nel rapimento di Rupert P. non sono solo amiche ma sono soprattutto fan dei Ruperts. Anzi si sono conosciute proprio grazie alla loro ossessione per la band.
In questo libro accadono molte cose di ogni tipo, i colpi di scena sono sempre pronti a fare la loro entrata come se niente fosse. La scrittrice ha un grande senso dell'umorismo ma lo alterna a momenti di serietà totale, in cui la protagonista si sofferma soprattutto a riflettere sull'essere una fangirl, su come gli altri ci vedono (sì, mi unisco al discorso), su quanto sia giusto o sbagliato avere un'ossessione per qualcuno che alla fine è solo un essere umano più o meno di talento e sui motivi che ci spingono a fare una cosa del genere.
Negli episodi divertenti ridevo poi mi ricordavo di che fandom faccio parte e mi passava la voglia perchè mi veniva da pensare "oddio, è totalmente vero", almeno una buona parte delle volte. Quando succedeva qualcosa di assurdo (ovvero per la metà del libro se non di più), mi veniva da pensare a quando mi allontanai dal fandom degli One Direction (e qui vi si apre un mondo) perchè le fan erano troppo ossessive e non riuscivo a tollerarle.
Onestamente questo libro mi ha fatta pensare tantissimo agli One Direction perchè, rimanendo onesti, sono stati la boyband più importante dell'ultimo decennio e sicuramente il documentario sulle fan scatenate che ha ispirato la scrittrice aveva qualche spezzone che mostrava le fine e le pazzie delle directioner. In più, quando viene descritto il momento della formazione della band, vedevo delle luci neon lampeggianti con la scritta "liberamente tratto dalla vita dei 1D".
L'autrice sembra voler fare una cosa in particolare, ovvero dimostrarci che quest'ossessione è pura illusione. Mi spiego: noi ammiriamo tanto questi artisti ma alla fine sono esseri umani e hanno anche una miriade di difetti che ci vengono nascosti, nei migliori dei casi, perchè non li conosciamo, sono solo persone con una maschera e noi ci infatuiamo di qualcosa di finto. Per non parlare di quanto si ripete la questione dell'attraversare una fase e della temporaneità dell'illusione.
Ho anche amato lo stile dell'autrice nel raccontare una storia così surreale, anche se in certi punti mi sembrava un po' ripetitiva.
Nella sua assurdità totale, in cui però si toccano anche temi reali come la perdita e il dover affrontarla, la società dell'apparire, le molestie e l'ipocrisia (e fidatevi che ce n'è in abbondanza in quel gruppo di fan), mi ha fatta riflettere moltissimo sulla mia attuale fase, in cui fangirlizzo non stop su una band di quattro ragazzi che sono praticamente miei coetanei, alla veneranda età di 21 anni e senza vergogna.
Piccolo momento egocentrico: da tre anni seguo questa band, li ho visti una volta in concerto durante quello che è stato uno dei peggiori momenti della mia vita, li rivedrò a novembre dopo aver risparmiato per un anno intero (orribile pure quello perchè sembra che io sia destinata a rivederli dopo aver attraversato le fogne a piedi nudi) per poter andare al concerto, pur non sapendo né il quando né il dove. Nel mio tempo libero, li seguo su quasi ogni social, mando le loro foto alle mie amiche, cerco di recuperare quante più informazioni possibili e ho ogni loro album, eccetto qualche Ep. Mi sono sentita dire cose di ogni tipo su questa ossessione che sono assolutamente consapevole di avere ma mai una cattiveria (se ne saranno fatti tutti una ragione, probabilmente). Sono consapevole anche che sono solo quattro ragazzi che hanno la mia età (circa) e che hanno seimila difetti e che noi conosciamo solo la loro immagine da band e nient'altro. Eppure, anche se questo libro mi ha obbligata a vederla da un punto diverso, non ha fatto altro che ricordarmi che alla fine è bello anche vivere così, ma senza esagerare perchè si rischia davvero di perdere il contatto con la realtà.
Quindi, scusatemi, ora la smetto di scrivere questa recensione e vado a riascoltarmi Youngblood mentre fantastico su quanto sarebbe bello incontrare almeno uno di loro per le strade di Milano (perchè voi avevate capito che parlavo dei 5sos vero?).
Voto finale: 4/5
Questa è la me quasi diciannovenne che aspettava i 5sos a Verona, 13 maggio 2016. Così sapete anche che faccia ho. 

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