RECENSIONE! L'estate alla fine del secolo, F. Geda

Era da tantissimo che non pubblicavo una recensione, lo so, ma oggi sono qui e vi parlo di un libro particolare, di un autore italiano che già conoscevo.

L'estate alla fine del secolo, Fabio Geda
Anno: 2011
Casa editrice: Dalai editore
Trama: Nell’estate del 1999, un nonno e un nipote si incontrano per la prima volta, dopo che una lunga serie di incomprensioni li ha tenuti distanti. Il nonno, ebreo, nato il 17 novembre 1938 - giorno in cui in Italia vengono promulgate le leggi razziali - ha trascorso la propria vita senza sentirsi autorizzato a esistere. Andato in pensione al termine di una brillante carriera come consulente, si ritira nella borgata di montagna dove durante la guerra si era rifugiato con la famiglia e dove vuole morire. Il ragazzino, un preadolescente sensibile ed estroverso, appassionato di fumetti, che viene affidato a lui perché il padre deve sottoporsi a una delicata terapia, entra in quella che potrebbe essere la sua ultima stagione in modo perentorio e imprevisto. Così, mentre sulle rive del lago artificiale in cui si specchia il paesino il giovane verrà in contatto con il proprio passato e con il proprio futuro, il nonno riceverà, tramite lui, quell'iniziazione gioiosa alla vita che la Storia gli aveva negato, riuscendo, forse, al crepuscolo del secolo, a non essere più un fantasma.
Trigger warning: suicidio, perdita di un caro, cancro
Recensione:
Avevo già letto un libro dell'autore, ovvero Nel mare ci sono i coccodrilli (cliccando sul titolo potrete leggere trama e recensione) quindi le aspettative erano alte. 
Abbiamo due protagonisti, due linee temporali e due stili lievemente diversi di narrare le due storie, anche se entrambe sono narrate direttamente dai due protagonisti. Da una parte c'è Zeno, che ha dodici anni nell'estate del 1999. Ama i fumetti, vive a Capo Galilea e non ha mai conosciuto, né saputo dell'esistenza del nonno materno. Dall'altra abbiamo il nonno, Simone, che ci racconta la sua vita a pezzi. Nella parte di Zeno troviamo la storia di un ragazzino curioso, che ha tante domande perché non solo gli hanno tenuto nascosto qualcosa di grande come un nonno che credeva morto, ma che ha un padre malato, si ritrova in un paese che non conosce, con un completo estraneo. Nel suo caso, i dialoghi sono in stile botta-risposta ma ci sono divagazioni e frasi anche lunghe, quando si tratta dei suoi pensieri. Abbiamo anche salti nel futuro (presente per il Zeno narratore) che onestamente mi hanno dato abbastanza fastidio perché mi facevano perdere la concentrazione.
La parte in cui Simone, il nonno, racconta la sua vita è diversa: le frasi sono corte, i dialoghi non sono accompagnati dalla punteggiatura solita e raccoglie lunghi periodi in parti brevi. Man mano che la storia andava avanti, ho percepito sempre più angoscia dal suo punto di vista (comprensibile, considerando tutto quello che accade) ma lo stile rimane invariato. 
Pensavo che questo libro si sarebbe concentrato di più sulla Seconda Guerra Mondiale, anche se Simone nasce nel 1938 quindi, essendo narratore della propria vita, non avrebbe avuto molti ricordi. Penso che la trama sul libro, che riporto sopra, sia lievemente fuorviante. 
Ho trovato questo romanzo faticoso da leggere, soprattutto per quanto riguarda la prima metà. La seconda è quella che lo salva: la storia si fa più interessante, più intensa e più toccante. Mi sono sentita emotivamente coinvolta. Ma ci sono volute circa 140 pagine. Avevo addirittura pensato di abbandonare anche questo libro (avevo già abbandonato la lettura precedente e questo mi ha fermata). Penso che la storia sia molto bella ma il modo in cui è stata scritta l'ha resa difficile da apprezzare più di tanto, per me. 
Voto: 3/5

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