Recensione! La valle delle donne lupo, L. Pariani

Ciao a tutti! So benissimo di essere stata poco presente in questo mese ma è stato abbastanza tosto, tra il mio compleanno, gli esami, un nuovo lavoro, quindi spero capiate che è stata un'assenza giustificata. State tranquilli perchè sto preparando tanti post e tante nuove idee.
Ma parliamo del libro che ho appena terminato.

La valle delle donne lupo, Laura Pariani
Anno: 2011
Editore: Einaudi
Trama: «La montagna, più che un luogo geografico, è un'esperienza: quella di un mondo potente nella sua resistenza a certe pazze vertigini della modernità, ma assolutamente marginale». E proprio come la montagna sono marginali e potenti le figure che l'hanno abitata, e che abitano questo libro. Sono le donne lupo, capaci di «affrontare a viso aperto il grave del mondo». Sono balenghe, diverse, eccentriche, «tutte falciate dalla stessa sentenza di emarginazione, servite alla comunità per mettere in scena sempre lo stesso canovaccio». Eppure, forse proprio per questo, cariche di un'oscura forza leggendaria.
Una ricercatrice s'inoltra per le valli piemontesi facendo interviste con il suo registratore. Le hanno parlato di una donna, la Fenìsia, che vive isolata nel Paese Piccolo, vicino al vecchio cimitero: è lei la memoria di quei posti.
È nata nel novembre del 1928, non ha mai vissuto altrove e «il lavoro della sua famiglia è sempre stato quello del sotterramorti ». Comincia così il rapporto tra la scrittrice e l'anziana donna e, scabro e incalzante, si dipana il racconto di una vita da cui emergono figure femminili impossibili da dimenticare: la madre Ghitìn, la nonna Malvina, la bionda cugina Grisa, «un bisquì di settebellezze», rinchiusa in manicomio per aver osato ribellarsi a un padre violento.
«Agli uomini il sudore e alle donne il dolore», la vita in valle è sempre stata durissima, specie per chi ha la sfortuna di nascere femmina.
Via via il ricordo produce un vortice di storie e un crudo sentimento di rabbia; vicende atroci vissute da ragazze e donne di ogni età, come quelle delle «balenghe », sotterrate nel prato che Fenìsia vede dalla sua cucina... una folla di fantasmi di cui può immaginare perfino l'aspetto, e a cui sente di appartenere.
Perché anche lei custodisce un segreto, e ha una convinzione: esiste «un puntino che è il posto della più grande lucidità e della più grande intimità con sé: lì dentro, ciascuno sa per scienza infusa, nella lingua dei segreti e dei sussurri, che la vendetta è la cosa più saggia».
Recensione: Devo premettere che se non fosse stato per l'esame di Letteratura italiana, non lo avrei mai letto. Devo portare una parte progredita sulla montagna e dovevo leggere un libro a scelta. Mentre controllavo che fossero disponibili nelle biblioteche più vicine a casa, ho scoperto che questo era il più recente dell'elenco che il professore aveva fornito. Ne sono rimasta piacevolmente colpita: il libro è un romanzo in cui vengono unite tante cose come i ricordi di tante persone raccolte nel tempo dall'autrice e da un amico, quelli della nonna della scrittrice e così via. Raccoglie le storie di una signora dell'alto Piemonte, Fenisia, raccontate ad un'intervistatrice lombarda. I capitoli sono divisi in due tipologie: quelli in cui viene raccontata tutta la vita di Fenisia e quelli in cui l'intervistatrice trascrive quello che le viene raccontato. L'ho apprezzato tantissimo per tanti motivi: viene raccontata una storia totalmente verosimile che riprende tante cose che una nonna qualsiasi potrebbe raccontarci,il personaggio di Fenisia è uno di quei personaggi estremamente forti ed esemplari. Non in tutto ma di sicuro il decidere di essere diversi da come la tradizione vuole, è una decisione da premiare. Fenisia decide di non essere più la ragazza che tutti vorrebbero che fosse, ovvero sottomessa agli uomini, sempre a testa china per obbedire e seguire le regole e ciò che un Dio, a cui lei non crede più, ha dato e sono state prese e modificate a piacere dal clero e dalle varie menti del paese. "Vivere da morta. Patire da muta. Obbedire da cieca. Amare da vergine." Ecco cosa dovrebbe fare una donna in quel paese estremamente misogino e dalla mentalità chiusa come spesso accade nei piccoli centri dimenticati da tutto il resto del mondo. Ho amato la storia delle Donne lupo, le Balenghe, ovvero coloro che come lei non sono state come la tradizione voleva e il suo legame con loro.
Un'altra cosa bellissima è stato il vedere l'evoluzione di un intero paese con i suoi occhi, vedere come il progresso influisce sui piccoli centri che finiscono sempre per svuotarsi completamente.
Una cosa che potrebbe impedire a tanti di leggere questo libro, è il fatto che sia scritto in buona parte in un dialetto italianizzato e, se non si è del nord o non si ha mai avuto contatti con la parte dell'estremo settentrione, risulta difficile comprendere il significato di moltissimi modi di dire (di cui il libro è pieno) e di tante altre espressioni, se non il libro in sè.
Voto finale: 5/5

Commenti

Post popolari in questo blog

Recensione! Gli effetti secondari dei sogni, D. De Vigan

Book haul! Dicembre 2018

Recensione! Sotto il burqa, D. Ellis