Recensione! Da dove la vita è perfetta, S. Avallone

Eccolo qui, il primo libro deludente dell'anno. Però una delusione non significa che sia andato tutto male ma che non sia stato all'altezza delle aspettative. Ora mi spiego meglio.

Da dove la vita è perfetta, Silvia Avallone
Anno: 2017
Casa editrice: Rizzoli
Trama: C’è un quartiere vicino alla città ma lontano dal centro, con molte strade e nessuna via d’uscita. C’è una ragazzina di nome Adele, che non si aspettava nulla dalla vita, e invece la vita le regala una decisione irreparabile. C’è Manuel, che per un pezzetto di mondo placcato oro è disposto a tutto ma sembra nato per perdere. Ci sono Dora e Fabio, che si amano quasi da sempre ma quel “quasi” è una frattura divaricata dal desiderio di un figlio. E poi c’è Zeno, che dei desideri ha già imparato a fare a meno, e ha solo diciassette anni. Questa è la loro storia, d’amore e di abbandono, di genitori visti dai figli, che poi è l’unico modo di guardarli. Un intreccio di attese, scelte e rinunce che si sfiorano e illuminano il senso più profondo dell’essere madri, padri e figli. Eternamente in lotta, eternamente in cerca di un luogo sicuro dove basta stare fermi per essere altrove. 
Recensione: Questa recensione potrebbe contenere qualche spoiler, partendo da quello che sto per dirvi. Anzi, no, partiamo da come ho avuto questo libro. Me l'ha regalato una persona che conosco da tantissimo tempo e che ha dei gusti magari un pochino diversi dai miei ma che mi ha sempre fatta fidare di quello che mi proponeva. È rimasto nella mia libreria per almeno cinque anni ma pazienza. Il romanzo si apre con un parto e, onestamente, ho pensato "tanto bene o tanto male" perché è uno di quei argomenti che non mi piace affrontare che urta abbastanza la mia sensibilità (ma sono una donna forte quindi non mi sono lasciata sopraffare dal disprezzo per la scena, narrata in modo anche abbastanza crudo). Dopo quel pezzo, si torna all'indietro e si riparte da nove mesi prima, per capire come siano arrivati lì. Il modo in cui scrive Avallone è totalmente coerente con i romanzi di due decenni fa/inizio dello scorso decennio: tante metafore, un linguaggio crudo, schietto e poetico allo stesso tempo. Che mi piace, ed è quindi un punto a suo favore. Ma, ahimé, il problema l'ho avuto con due cose: la sua bravura nel far provare l'angoscia dei suoi personaggi al lettore e la mia incapacità di connettere e legare con la maggior parte dei personaggi in questione. Il mio preferito è stato Zeno, motivo per cui ho terminato il libro. Del resto, nonostante in alcuni riconoscessi del potenziale, non mi interessavano. Anzi, ho detestato Dora e Fabio, ad esempio, e la loro relazione. Adele e Jessica invece mi piacevano abbastanza ma non erano quelle su cui puntavo tutto. L'intero romanzo però si basa sulla genitorialità e l'essere figli, o comunque legati ad altri, e non mi ha completamente presa.
Ha scelto Bologna come città poi ha creato un quartiere degradato che si sarebbe potuto trovare ovunque. E anche questo non mi ha fatto impazzire. Ho capito il senso di spiegare che il luogo da cui provieni significa qualcosa per la persona che sarai però non mi ha stupita, piuttosto mi ha confusa. Avrei inventato un luogo completamente nuovo invece che fare metà e metà ma questa sono io. 
Infine, il finale. Posso dire che ha contribuito ancora di più a farmi sentire delusa? Ma è mai possibile chiudere un romanzo così con un finale aperto? Per me no.
Ma, dopo tutte queste critiche, rimane il fatto che Avallone sa scrivere e che questo libro potrebbe fare al caso vostro. 
Voto: 2,5/5

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