Recensione! The switch, B. O'Leary
Che bello tornare con una recensione! Nonostante ora vadano meno di moda rispetto ad altri contenuti, rimangono sempre una delle mie cose preferite da fare (in realtà non c'è un singolo contenuto che propongo che non mi piaccia realizzare, se no non saremmo qui).
The Switch, Beth O'Leary
Titolo italiano: Otto settimane per cambiare vita (Mondadori)
Casa editrice: Quercus
Anno: 2020
Trama: Dopo essere andata completamente in tilt durante un'importante presentazione di lavoro, a Leena viene "suggerito" dall'azienda di prendersi due mesi sabbatici. Ha sicuramente bisogno di riposo e decide di rifugiarsi in campagna a casa di nonna Eileen, una donna forte e vivace che vorrebbe tanto trovare un nuovo amore, nonostante l'età. Ma il minuscolo paese dello Yorkshire dove abita non offre un ampio ventaglio di scapoli papabili. È così che a Leena viene un'idea: scambiarsi la casa con la nonna per due mesi. Nonna Eileen può andare a vivere nel suo appartamento di Londra dove ha più possibilità di incontrare un uomo interessante, mentre Leena si ritirerà in campagna. Ma cambiare luogo non sempre equivale a intraprendere avventure elettrizzanti. Leena deve destreggiarsi tra una combriccola di anziani petulanti e le insistenze dell'insegnante della scuola - non male, a dire il vero - mentre nonna Eileen è alle prese con i suoi nuovi giovani coinquilini e gli appuntamenti online.
Recensione: Quand'ho letto The flatshare di questa scrittrice, ho comprato anche gli altri due libri usciti fino a quel momento, entrambi in formato kindle e per pochissimi euro. Non erano ancora stati tradotti. Subito dopo è uscito il quarto, che non ho ancora comprato (ma direi che per ora ho abbastanza libri, non trovate?). Le aspettative erano altissime, anche perché la trama di questo romanzo mi ricordava L'amore non va in vacanza, ovvero uno dei miei film preferiti.
Diciamo che la lettura in generale è stata molto piacevole, dall'inizio alla fine ma, mi spiace dirlo, non è al livello di The flatshare. Ma andiamo per punti.
Leena ha un attacco di panico, quindi viene costretta dall'azienda per cui lavora a prendersi due mesi di congedo retribuito. Decide di andare a far visita a sua nonna, nel paesino da cui proviene. Quindi, arrivati qui, possiamo concordare sul fatto che sia esattamente il genere di storia che mi piace leggere.
Questo romanzo mi è sembrato molto più serio di The flatshare, nonostante entrambi affrontino temi molto importanti e di un certo peso. Non è una critica, bensì una considerazione: trovo che sia positivo ma non me lo aspettavo. In questo, in particolare, parliamo di lutto, salute mentale, solitudine, burn out, ageismo/pregiudizi sull'età e relazioni (soprattutto tra i membri di una famiglia). Tra Leena e sua nonna Eileen, ho preferito la nonna, non so veramente come mai. Forse per la sua proattività e la voglia costante di fare qualcosa di buono, specialmente per gli altri. La parte dedicata a Leena è stata un po' più piena di cliché ma ci sta perché con Eileen si tende a combattere gli stereotipi legati agli anziani e la sua vita da londinese è sembrata molto più vivace e originale rispetto a quella che vive Leena nel suo paesino nello Yorkshire.
Finisce bene, con tanto amore e tanta forza che accompagnano le nostre protagoniste durante tutta la storia e sono sicura che lo consiglierò a molte persone. Ma il mio preferito rimane ancora The flatshare. Chissà se qualche altro romanzo di Beth O'Leary lo batterà mai.
Voto: 4/5
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