Recensione! Le ragazze di Kabul, R. Gately

Non scrivo una recensione da una settimana ma eccomi qui! Come anticipato sui social (i link per  seguirmi, li trovate in cima alla pagina mentre, per quanto riguarda snapchat, mi trovate cercando blueaslife), avevo due letture in corso, entrambe sull'Afghanistan.
Una è terminata, vi va di scoprire come l'ho trovato?

Le ragazze di Kabul, Roberta Gately
Anno: 2010

Casa editrice: Newton compton editori
Collana: nuova narrativa Newton
Trama: Elsa non ha mai avuto una vita facile. Orfana di padre, ha iniziato a lavorare fin da ragazzina e con grandi sforzi è riuscita a proseguire gli studi e a ottenere il diploma di infermiera. A ventidue anni decide di lasciare Boston e di portare il suo aiuto alle popolazioni del Terzo Mondo. Ma nulla poteva prepararla a ciò che la attende nella piccola clinica di Bamiyan, in Afghanistan: la povertà e il dolore, l'orrore e la devastazione della guerra si possono toccare con mano e sono più terribili di quanto avrebbe mai potuto immaginare. Nonostante lo shock Elsa continua a lavorare senza sosta. Si adatta ai costumi locali e si veste come le donne afghane, senza però rinunciare alla sua passione: il rossetto. E quando anche a Bamiyan arriverà la legge sanguinaria dei Talebani, proprio un rossetto, ritrovato per caso dopo la terribile esplosione di un autobus, darà inizio a un'amicizia che cambierà per sempre la sua vita.
Recensione:
 Ho preso in prestito questo romanzo dalla collezione di mia nonna che lo ha adorato. Io ho già letto due romanzi ambientanti in Afghanistan nello stesso periodo storico, ovvero Mille splendidi soli e Il cacciatore di aquiloni, entrambi di Khaled Hosseini. Questo ha in qualche modo influito sul mio giudizio nei confronti del romanzo della Gately. In alcuni punti mi è sembrato molto simile a Mille splendidi soli però la trama è molto originale, almeno per me che non ho mai letto un romanzo dal punto di vista di un volontario e quindi di una persona straniera rispetto al luogo in cui si svolge la storia. Ho amato la tenacia di Parween, la mentalità aperta - rispetto a molti altri personaggi e alle usanze di cui parla il libro - dello zio di Parween e del marito. Il problema è che, a parer mio, l'autrice non si è soffermata abbastanza sul punto di vista degli abitanti di Bamiyan quando aveva tutte le possibilità di farlo. Infatti tutto passa quasi in secondo piano rispetto alla vita di Elsa e anche su questo avrei da ridire. Non si parla molto di come Elsa si sente ad essere in un altro paese, con un'altra cultura, ma si parla di quello che fa: va all'ospedale, sta con Parween, conosce Mike. Tutto poteva essere approfondito invece l'autrice ha preferito aggiungere qualche episodio per allungare il brodo, rimanendo sempre abbastanza superficiale. Stessa cosa per il finale che è estremamente riassunto e lasciato in sospeso, quasi fosse stato scritto giusto per finire il libro il prima possibile.
La storia in generale mi è piaciuta molto ma il suo potenziale non è stato sfruttato appieno. Peccato perchè l'idea è stata molto bella e so, dalla nota dell'autrice, che è ispirata in qualche modo alla sua esperienza quindi aveva molto materiale su cui puntare.
Voto: 3,5/5

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